Se bazzichi nel campo della comunicazione, negli ultimi mesi ti sarà capitato almeno una volta di trovare in bacheca post e messaggi disperati dai toni drammatici.
“Dimentichiamo i cookie di terze parti”
“Diciamo addio a Universal Analytics”
“Stacchiamo immediatamente Google Analytics altrimenti veniamo denunciati e costretti a pagare multe”
Il panico.
In un mondo in cui ogni azione è data driven, la prospettiva di non aver nulla da cui farsi guidare ha messo in difficoltà non poche aziende. Vi abbiamo raccontato come scegliere il pubblico di riferimento, ma per conoscere il mercato al meglio è necessario avere dati effettivi.
Mentre la dimissione dei cookie viene periodicamente rimandata e molti stanno aspettando con rassegnazione il verdetto su GA4, un pensiero vortica come un avvoltoio sulle teste di chi lavora raccogliendo informazioni.
Riusciremo a raccogliere i dati di sempre in maniera legale?
Il Garante della Privacy: cosa è successo?
Per dare una risposta, bisogna partire dall’inizio: da dicembre 2021, i Garanti della Privacy di vari Stati europei, interpretando le direttive europee in materia, hanno sollevato il dubbio che Google Analytics non rispetti la normativa nella gestione del trasferimento dei dati personali verso gli Stati Uniti.
Partendo da casi specifici, i garanti sottolineano che i dati dei cittadini, attraverso Google Analytics, possono essere utilizzati dai servizi segreti americani per risalire a un singolo individuo e identificarne la navigazione.
A giugno 2022 anche il garante italiano si allinea alle decisioni dei colleghi europei, rilevando una violazione della normativa sulla protezione dei dati da parte della piattaforma.
Viene quindi prevista una sospensione di 90 giorni al trasferimento dei dati negli Stati Uniti, tempo nel quale Google avrebbe potuto svolgere le opportune verifiche e sviluppare modalità in linea con la norma: il periodo è ormai scaduto e tutto ciò non è stato fatto.
Cosa succede ora?
Gli effetti su Google Analytics
In casa Google si pensa da tempo a una soluzione proprio a queste problematiche: nel 2020 è stato lanciato Google Analytics 4. Le funzionalità di base rimangono le stesse; la piattaforma ha aggiunto la possibilità di personalizzare opzioni in merito alla raccolta dei dati che, se correttamente impostate, permettono di rispettare la normativa europea.
Guido Scorza, un Componente del Garante per la protezione dei dati personali, riferendosi a GA4, ha affermato che essendosi pronunciato su un caso specifico che vedeva al centro Universal Analytics, non ha avuto modo di valutare l’effettiva conformità della nuova piattaforma con la disciplina europea.
In questo articolo l’intervento completo.
Il consiglio del Garante in linea generale è quello di valutare soluzioni alternative nell’attesa di un accordo giuridico vincolante tra USA ed Europa in merito al trasferimento dei dati.
Oppure passare a Google Analytics 4 (a proprio rischio e pericolo).
La scelta di Web Scriptum: Matomo
In Web Scriptum ci siamo a lungo interrogati sul da farsi in merito alla gestione dei dati.
Universal Analytics non è più utilizzabile, e nel frattempo ci siamo trovati davanti a un bivio:
- affidarci nuovamente a Google Analytics, perdendo i dati raccolti in precedenza e correndo comunque il rischio che in futuro la piattaforma venisse rimessa in discussione
- valutare una soluzione alternativa in grado di rispettare le norme europee.
Per la tranquillità nostra e dei nostri clienti, abbiamo preferito la seconda opzione e – dopo una ricerca approfondita – abbiamo scelto Matomo.
Matomo è la piattaforma di analytics open source tra le più utilizzate al mondo, con 14 milioni di siti.
Al centro c’è proprio la privacy: l’installazione del servizio è sul proprio server, così ogni dato è memorizzato nel proprio database, garantendo la proprietà e il controllo totale sui dati.
Lo abbiamo scelto perché ha la possibilità di essere integrato con altre piattaforme di advertising come Google ADS, Google Search Console e Big Query in maniera ottimale.
Inoltre permette una gestione in-house dello strumento, “on-premise”, configurandolo sul proprio server oppure in Cloud su server in Europa.
Tra gli altri vantaggi c’è una forte possibilità di personalizzazione dei criteri e degli obiettivi di conversione, e non vediamo l’ora di approfondire ulteriormente i caratteri da impostare.
Questa è stata l’esperienza di Web Scriptum, se vuoi saperne di più sulla piattaforma e su come impostarla rimani connesso e iscriviti alla nostra newsletter!